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2015 - Film "fango e gloria"

Autore: Passarelli Giuseppe

Fango e Gloria - La Grande Guerra è un documentario italiano, andato in onda in prima serata su Rai 1 il 24 maggio 2015, per commemorare i cento anni dell'entrata in guerra dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale il 24 maggio 1915.
Il film è composto da video originali della Grande Guerra, per la prima volta dotati di colorazione, mentre l'altra parte è un film. La fiction è incentrata sulla storia del Milite Ignoto Italiano, che nel film è identificato con Mario, un personaggio di fantasia, interpretato da Eugenio Franceschini.


TRAMA
Mario, un italiano ventenne, dal 1914, dopo l'Attentato di Sarajevo, inizia a preoccuparsi con il suo migliore amico e la fidanzata del destino dell'Italia nel conflitto. Circa un anno dopo, il Re Vittorio Emanuele III, decide che l'Italia entrerà in guerra e mentre il padre e Mario passeggiano, il genitore legge il giornale e lo getta a terra indignato, perché c'era scritto che l'Impero austro-ungarico era rimasto deluso dall'Italia. Dal giornale cade la cartolina che il ragazzo non avrebbe mai voluto ricevere: il richiamo alle armi. Parte e combatte sul fronte italiano fino al 1918, quando durante una battaglia, ordina ai suoi uomini di uscire dalla trincea per avanzare e viene preso da un cecchino austriaco poco fuori dalla trincea. Rimane lì per un po' di tempo (qualche ora), fino a quando due soldati italiani, che cercavano di ristabilire con i fili la linea telefonica, si accorgono che tra tutti quei morti ce n'è ancora uno che si muove: è Mario, ma muove solo le dita e per lui non c'è più niente da fare. Il soldato che va a vedere se è vivo gli ruba l'orologio, l'unico ricordo della fidanzata e l'unica possibilità di essere identificato, perché aveva perso la medaglietta identificativa. Verrà ritrovato qualche giorno dopo e messo con i corpi "non identificati".
Nel 1920 a Maria Bergamas è affidato l'incarico di scegliere fra undici salme di soldati italiani quella da tumulare nell'Altare della Patria a Roma come Milite Ignoto: la donna sceglie quella di Mario. Inizia così il suo ultimo lungo viaggio di tre giorni da Aquileia a Roma, dove la sua fidanzata Agnese e il suo migliore amico Emilio, sperando che dentro quella bara ci sia il loro Mario, gli danno un ultimo saluto. Prima Guerra Mondiale. Mario, figlio della borghesia di provincia, è convinto che l'Italia non entrerà nel conflitto, e frequenta l'amico donnaiolo Emilio e la fidanzata Agnese convinto che tutti e tre invecchieranno insieme nella quiete dell'Emilia Romagna. Invece sia Mario che Emilio vengono arruolati e mandati al fronte, dove combatteranno sperando di tornare a casa vivi. È un curioso esperimento cinematografico, il docu-film Fango e gloria, che collega immagini di repertorio tratte dagli archivi dell'Istituto Luce con sequenze di fiction che raccontano ciò che potrebbe nascondersi dietro ogni milite ignoto, irriconoscibile quando ne viene recuperato il cadavere, e invece ricco di storia, speranze ed affetti prima di incontrare la propria sorte fatale. L'esperimento è solo in parte riuscito: da un lato ci sono le immagini di archivio, brillantemente montate e musicate, colorizzate in un modo rispettoso e coerente con l'epoca che raccontano ("come le bicromie di inizio secolo", dice il regista Leonardo Tiberi), che restituiscono al nostro sguardo quella guerra sporca e sfiancante, il freddo, la paura negli occhi dei soldati, l'orrore dei cadaveri sparpagliati, la stanchezza delle marce e l'umiliazione delle ritirate, ma anche le carovane degli sfollati, le donne al lavoro nell'industria bellica, le parate, i funerali di Stato. Questa parte è magnifica, commovente, ricca di ricordi, e accompagnata da un buon monologo narrante che accosta il passato al presente e rende attuali eventi altrimenti confinati ai libri di storia. Persino l'azzardo più rischioso, quello di aggiungere effetti sonori e abbozzi di dialogo messi in bocca a chi, nei filmati di repertorio, parla guardando in camera, funzionano, aiutando a ricreare un mondo e un'epoca consegnati cinematograficamente al silenzio. Dall'altra gli intermezzi narrativi, più vicini alle ricostruzioni di certi programmi televisivi di divulgazione storica che alla Settima arte, non sono all'altezza della drammaticità dei contenuti d'archivio, e sono funestati dalla recitazione rigida (con tanto di affettato accento romagnolo) di Eugenio Franceschini nei panni del protagonista, nonché da alcuni anacronismi (la scelta di un vestito rosso che dovrebbe far risaltare la carnagione di Agnese in una foto in bianco e nero; un soldato che, a inizio secolo scorso, afferma di essere "nato pronto"). Resta da chiedersi se l'aggiunta di questi intermezzi narrativi renderà il film più appetibile alle scolaresche, per le quali potrebbe diventare un'utile lezione di storia, o se invece non sarebbe stato meglio lasciar parlare (con l'accompagnamento della sola voce fuori campo come "io narrante") le immagini del Luce, così profondamente evocative e così sapientemente "attualizzate".
Nella clip del filmato viene presentata la scena girata al Caffè storico Fantoni di Villafranca di Verona dove si ritrovano Mario, Emilio e la fidanzata Agnese.